Entro il 2 dicembre 2024 dipendenti, pensionati e partite IVA dovranno effettuare il secondo o unico pagamento relativo all’acconto delle imposte sui redditi.
La scadenza canonica del novembre quest’anno cade di sabato ed è automaticamente differita al primo giorno lavorativo utile.
L’appuntamento di quest’anno inoltre prevede importanti novità legate all’avvio del concordato preventivo biennale: chi ha aderito al patto con il Fisco, dovrà tenere conto delle nuove regole di calcolo differenziate sulla base del metodo adottato.
Secondo acconto imposte sui redditi: scadenza il 2 dicembre
Il 2 dicembre 2024 è una data fondamentale per quanto riguarda gli adempimenti nei confronti del Fisco, in quanto sancisce la scadenza per il pagamento del secondo acconto delle imposte sui redditi.
A dover pagare il secondo acconto delle imposte sui redditi saranno i titolari di partita IVA, dipendenti e pensionati.
Le imposte il cui versamento è in procinto di scadenza sono l’IRPEF, la cedolare secca, l’IRAP per le persone fisiche (titolari o meno di partita IVA) e IRES e IRAP per le società di capitali.
L’acconto di IRPEF, IRAP, IRES e delle imposte sostitutive come la cedolare secca deve essere effettuato se l’imposta dichiarata nell’anno è superiore a 51,65 euro di importo, al netto di detrazioni, crediti d’imposta, ritenute e eccedenze.
L’acconto per l’anno 2024 deve essere versato in una o due rate, a seconda dell’importo:
- un unico versamento entro il 2 dicembre 2024 se l’acconto è inferiore a 257,52 euro
- due rate, se l’acconto è pari o superiore a 257,52 euro; la prima è pari al 40 per cento e andava versata entro il 30 giugno (insieme al saldo dell’anno precedente), la seconda è pari al restante 60 per cento e va versata entro il 2 dicembre 2024.
Si ricorda che non devono versare autonomamente l’IRPEF i contribuenti che presentano il modello 730 e hanno un sostituto d’imposta, come ad esempio, il datore di lavoro o il proprio ente pensionistico. In questo caso infatti il secondo acconto dovuto viene applicato come trattenuta sullo stipendio o sulla pensione.
Secondo acconto 2024: le regole per chi ha aderito al concordato preventivo biennale
La data del 2 dicembre vedrà coloro che hanno aderito al concordato preventivo biennale interfacciarsi per la prima volta con le imposte dovute allo Stato sulla base del reddito stabilito dal patto con il Fisco.
In particolare, per la scadenza del 2 dicembre si segnalano due novità: la maggiorazione prevista in caso di calcolo degli acconti con metodo storico e l’istituzione di una flat tax ad aliquote differenziate per le partite IVA che applicano gli ISA e per i forfettari.
Per chi ha scelto il calcolo dell’acconto tramite metodo storico, esso è determinato sulla base dell’imposta relativa al periodo precedente.
Per effetto dell’adesione al concordato, bisognerà versare una maggiorazione dell’acconto IRPEF pari al 10 per cento della differenza, se positiva, tra il reddito concordato e quello d’impresa o lavoro autonomo dichiarato per il periodo precedente, rettificato secondo le regole di determinazione proprie del concordato.
La maggiorazione sull’acconto IRAP calcolato con metodo storico sarà invece pari al 3 per cento.
Per chi ha optato per il metodo previsionale, la seconda rata è calcolata come differenza tra l’acconto complessivamente dovuto in base al reddito e al valore della produzione netta concordato e quanto versato con la prima rata calcolata secondo le regole ordinarie.
Inoltre, per le partite IVA che applicano gli ISA è stata prevista una flat tax ad aliquote differenziate da applicare sulla parte di reddito eccedente. Le aliquote vengono attribuite in base al punteggio ISA ottenuto nel periodo di imposta 2023:
- con un punteggio pari o superiore a 8: l’aliquota è pari al 10 per cento;
- con un punteggio pari o superiore a 6 ma inferiore a 8: l’aliquota è pari al 12 per cento;
- con un punteggio inferiore a 6: l’aliquota è pari al 15 per cento.
Per i contribuenti con partita IVA in regime forfetario che adottano il metodo storico, la maggiorazione prevista è pari al 10 per cento ( 3 per cento per i forfetari Startup) della differenza tra il reddito concordato e quello dichiarato per l’anno precedente.
L’imposta sostitutiva opzionale sui maggiori redditi concordati è invece pari al 10 per cento e al 3 per cento per i forfettari nei primi 5 anni di attività.